Parità di genere

PERCHÉ È IMPORTANTE CHE UOMINI E DONNE POSSANO ACCEDERE A PARI OPPORTUNITÀ?

Il tema dell'uguaglianza di genere non è sufficientemente presente nell’ambito del dibattito e della percezione pubblica e questo è dovuto a diverse ragioni. In primo luogo, sembra che la questione sia troppo complessa per trovare la sua giusta espressione negli ambiti della vita sociale, economica e politica. È difficile comprendere appieno quanto questo argomento possa contribuire allo sviluppo e al successo della società.  Si tratta di un tema che, all’interno di una società globale costruita su principi mediamente patriarcali, con ruoli di genere rigidamente strutturati risulta sensibile e conflittuale.

Frequentemente questo argomento viene mal interpretato, a volte distorto. In alcuni casi parlare di uguaglianza di genere può essere letto come un’azione tesa a sovvertire l’ordine costituito e a mettere in discussione i rapporti di potere consolidati per lasciar spazio a novità che conducono a devianze dalla normalità. In altri casi, l’uguaglianza di genere viene erroneamente collegata all'orientamento sessuale; oppure può finire per essere interpretata come uno scontro tra generi, in cui le donne desiderano prendere il controllo e sopraffare gli uomini sia socialmente che all'interno delle loro famiglie; è spesso vista come una minaccia ai valori tradizionalmente patriarcali della cura della famiglia, con il timore che affrontare queste questioni porti alla rottura della vita familiare e al fallimento nella crescita dei figli. Pertanto, tenteremo di spiegare brevemente perché riteniamo importante promuovere l’uguaglianza di genere, proponendo la nostra prospettiva sulla questione.

L'uguaglianza di genere implica la parità di diritti per donne e uomini, ragazze e ragazzi, così come la parità di accesso ai diritti, alle risorse, alle opportunità e alla protezione. Sarebbe un errore interpretarla come lo sforzo di rendere donne e uomini uguali nei loro comportamenti, bisogni, competenze e aspirazioni. L'uguaglianza si raggiunge quando, sulla base di esigenze specifiche, tutti i generi hanno la possibilità di realizzare il loro pieno potenziale e i loro diritti senza che vi  sia chi è privilegiato o al contrario danneggiato.

Il diverso trattamento di donne e uomini, spesso ribadito e rafforzato dagli stereotipi di genere, influisce su tutte le fasi dello sviluppo nella vita. Nella prima infanzia, gli stereotipi sono legati a diversi atteggiamenti degli adulti nei confronti di bambine e bambini, che cambiano a seconda che si tratti di maschi o femmine. Ad esempio, i primi potrebbero essere incoraggiati ad essere disordinati e turbolenti, e le seconde invece educate e premurose. Gli stereotipi di genere nell'adolescenza si traducono in differenze per quanto riguarda l'accesso all'istruzione, all'assistenza sanitaria, all'intrattenimento, alla condivisione diseguale delle responsabilità domestiche tra maschi e femmine. Nell'età adulta, la disuguaglianza di genere ha come risultato la possibilità di accedere o meno ad opportunità lavorative, di potersi realizzare professionalmente, ricevere una retribuzione equa e adeguata alla posizione che si ricopre, accedere alle risorse, partecipare ai processi decisionali. In età avanzata le differenze possono riguardare l'accesso a cure adeguate e ai servizi medici.

Quando affrontiamo il tema dell'uguaglianza di genere, facciamo riferimento a un valido strumento europeo che misura i risultati e le sfide in questo settore in tutti gli Stati membri dell'UE. L'Indice di uguaglianza di genere, promosso dall'Istituto Europeo per l'Uguaglianza di Genere (EIGE), è uno strumento statistico quantitativo che misura questo concetto complesso, attraverso una serie di indicatori socio-economici e politici nei diversi paesi europei: mercato del lavoro, retribuzione, accesso all'istruzione e all'assistenza sanitaria, partecipazione al processo decisionale, discriminazione e violenza. L'analisi di queste aree fornisce una base solida per l'elaborazione di politiche e legislazioni che garantiscano pari opportunità per donne e uomini e le mettano in pratica. Come vedremo più avanti, ci siamo avvalsi ampiamente di questo strumento nell’ambito del progetto nella fase di definizione della metodologia di lavoro.

Riteniamo che una società più equa dal punto del genere possa condurre a benefici alla società in generale e nell’ambito di tutti i settori della vita sociale, economica e politica:

•  promuovendo uno sviluppo economico equo e socialmente sostenibile;
•  riducendo la discriminazione e la violenza contro le donne;
•  incoraggiando l'espressione del potenziale e delle risorse personali senza subire stigmatizzazioni e senza la pressione delle aspettative su ciò che viene inteso come comportamento sessuale accettabile. 

DISCRIMINAZIONE E VIOLENZA DI GENERE

La disuguaglianza di genere è una barriera che impedisce alle donne e agli uomini di esprimere liberamente il loro pieno potenziale e a realizzarsi. Tuttavia, essa non colpisce entrambi i generi in egual misura. Nella sfera dello sviluppo economico e sociale, la disuguaglianza danneggia maggiormente le donne, perché impedisce loro di sviluppare le loro capacità, di accedere a posizioni di potere, di disporre di risorse, di partecipare ai processi decisionali. Di conseguenza, c'è un rischio maggiore che donne e ragazze si trovino in condizioni di povertà, esclusione sociale, discriminazione e dunque violenza, fisica e psicologica. Lo squilibrio nelle opportunità di generare impatto a livello mondiale pone le donne in una posizione di svantaggio e le limita nel raggiungimento della stabilità e della prosperità.

La violenza di genere è una violenza diretta contro una persona a causa del suo genere, è un fenomeno fortemente radicato nella diseguaglianza di genere e continua ad essere ancora oggi uno delle maggiori violazioni dei diritti umani nelle diverse società. 

Sia le donne che gli uomini subiscono violenza di genere, tuttavia è noto che la maggior parte delle vittime sono donne, ragazze e bambine.

Violenza di genere e violenza contro le donne sono termini spesso usati in modo intercambiabile, poiché è stato ampiamente riconosciuto che la maggior parte della violenza di genere è inflitta dagli uomini nei confronti delle donne. Tuttavia, l'uso dei termini "di genere" è rilevante in quanto evidenzia il fatto che molte forme di violenza contro le donne sono radicate nella disuguaglianza di potere tra donne e uomini.

La Convenzione del Consiglio d’Europa sulla prevenzione e la lotta contro la violenza nei confronti delle donne e la violenza domestica (d’ora in avanti Convenzione di Istanbul), definisce la violenza di genere e la violenza contro le donne come un atto di sessismo che è quindi "una violazione dei diritti umani e una forma di discriminazione contro le donne". Secondo la Convenzione di Istanbul, gli atti di violenza di genere sono considerati come il risultato di "danni o sofferenze fisiche, sessuali, psicologiche o economiche alle donne, comprese le minacce di tali atti, la privazione coercitiva o arbitraria della libertà, sia nella vita pubblica che in quella privata".

È anche importante riconoscere come talvolta la violenza di genere possa essere ricondotta a piani di “normalità” e riprodotta a causa di disuguaglianze strutturali, come le norme sociali, gli atteggiamenti e gli stereotipi di genere in generale e la violenza contro le donne in particolare. Pertanto, quando si cerca di spiegare la prevalenza della violenza contro le donne all'interno delle nostre società, è importante riconoscere la violenza strutturale o istituzionale, che vede la sottomissione delle donne nella vita economica, sociale e politica, così come evidenziato ad esempio dall’indice EIGE a livello europeo ma anche da altri parametri che misurano tale diseguaglianza a livello globale.

La discriminazione e la disparità di trattamento tra maschi e femmine si manifestano in molte forme. Esse iniziano in famiglia, dove le figlie femmine vengono cresciute ed educate fin da piccole a svolgere le faccende domestiche e prendersi cura dei loro cari, mentre ai figli maschi viene insegnato ad essere competitivi ed acquisire competenze che generano reddito e successo nella società così da diventare dei “bread winner”. Anche all'interno della famiglia, ancor oggi, le bambine e bambini spesso non godono di pari opportunità e hanno privilegi e limitazioni diverse.

L’ambito sociale più ampio al di fuori della casa e della famiglia, che include le istituzioni formali e i gruppi informali, contribuisce ulteriormente a diffondere e rafforzare gli stereotipi su donne e uomini, generando pratiche dannose di disparità di trattamento, discriminazione e violenza. Queste possono verificarsi a livelli diversi, ma in tutti i casi portano ad una suddivisione della proprietà e del controllo ineguali e quindi a subordinazione, dipendenza.

Come già evidenziato sopra, le donne vengono maggiormente colpite da tali disuguaglianze e questo emerge in modo evidente all’interno di contesti domestici dove la vita della donna è sottoposta al controllo da parte dei familiari o e del partner: private del loro diritto ad avere un'opinione, esposte ad abusi fisici ed emotivi, alla deprivazione, alla restrizione della libertà e del diritto di libera scelta fino alla violenza sessuale.

La gravità e la complessità del problema richiede soluzioni politiche e legislative. La Convenzione di Istanbul fornisce ai Paesi membri linee guida molto importanti in questa direzione. L'articolo 4 "Diritti fondamentali, uguaglianza e non discriminazione", al comma 2 afferma che:

"Le parti condannano tutte le forme di discriminazione contro le donne e prendono, senza indugio, le misure legislative e di altro tipo necessarie per prevenirla, in particolare:

•  inserendo nelle loro costituzioni nazionali o in qualsiasi altra disposizione legislativa appropriata il principio della parità tra i sessi e garantendo l'effettiva applicazione di tale principio;
•  vietando la discriminazione nei confronti delle donne, ivi compreso procedendo, se del caso, all’applicazione di sanzioni;
•  
abrogando le leggi e le pratiche che discriminano le donne.” 

L'articolo 6 "Politiche sensibili al genere" sottolinea che "Le Parti si impegnano a inserire una prospettiva di genere nell’applicazione e nella valutazione dell'impatto delle disposizioni della presente Convenzione e a promuovere ed attuare politiche efficaci volte a favorire la parità tra le donne e gli uomini e l’emancipazione e l’autodeterminazione delle donne."

Particolare attenzione è rivolta all'educazione di bambine e bambini, poiché ha un forte impatto sul modo in cui essi percepiscono sé stessi e i loro coetanei e predetermina il loro comportamento nella vita futura da adulti. Per questo motivo la Convenzione di Istanbul incoraggia l'adozione di alcuni valori nel campo dell'educazione come l'uguaglianza di genere, il rispetto reciproco e la non violenza nelle relazioni interpersonali, i ruoli di genere non stereotipati, il diritto alla privacy, la consapevolezza della violenza di genere e la necessità di contrastarla (articolo 14).

I promotori della Convenzione di Istanbul considerano questi aspetti come fondamentali nel prevenire la violenza nei confronti delle donne, in quanto gran parte degli atteggiamenti, delle convinzioni e dei modelli comportamentali di bambine e bambini si formano durante la loro educazione.

Donne e uomini hanno pari diritti a vivere con dignità e a raggiungere il progresso economico e sociale. Tuttavia, è chiaro che  per le donne sussistano barriere più alte. E’ pertanto necessario intraprendere sforzi e adottare misure adeguate per compensare le restrizioni che le donne devono affrontare per partecipare in modo equo a tutti gli ambiti della vita sociale,economica e politica.

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Questo progetto è finanziato dal Programma Diritti, Uguaglianza e Cittadinanza dell'Unione Europea (2014-2020)