Politica

DIRITTI UMANI, DIRITTI DELLE DONNE, DIRITTI DELL’INFANZIA E DELL’ADOLESCENZA

I diritti umani sono standard di riferimento che riconoscono il bisogno di una vita dignitosa per tutte le persone nel mondo. La Dichiarazione Universale dei Diritti Umani, adottata dall’Assemblea Generale dell’ONU il 10 dicembre 1948, è un documento rivoluzionario e continua ad essere il più importante strumento sui diritti umani a livello globale. Essa enfatizza il fatto che la libertà, la giustizia e a pace nel mondo si basino sul riconoscimento della dignità e del valore degli esseri umani e sull’uguaglianza tra uomini e donne.

Questi due valori di riferimento ne definiscono molti altri che servono come principio fondamentale di coesistenza parimenti per le persone e per le società. Alcuni di questi includono:          

   Libertà
   Rispetto per l’altro
   Non-discriminazione
   Tolleranza
   Giustizia
   Responsabilità

A causa della loro vulnerabilità e del maggior grado di esposizione ad abuso, discriminazione e violenza e alla privazione dei diritti umani, donne e persone di minore età sono soggetti titolari di speciale cura e supporto legale. I diritti di donne, bambine e bambini riguardano la tutela della loro integrità fisica e della loro autonomia di pensiero, non essere soggetti ad abusi emotivi, fisici e sessuali, vivere in un ambiente sicuro e protetto, poter esprimere liberamente i propri desideri, realizzare il proprio potenziale. La tutela di questi diritti è una garanzia per il progresso sociale e la prosperità delle società ed è regolata da una serie di documenti internazionali. Ne citeremo brevemente alcuni tra i più importanti.

La Convenzione ONU sui Diritti dell’Infanzia e dell’Adolescenza (CRC)

La CRC obbliga gli Stati a fornire garanzie e cure speciali, compresa un'adeguata protezione legale per i minorenni, per il pieno e armonioso sviluppo della loro personalità.

L'articolo 2 regola la garanzia dei diritti di ogni bambina, bambino e adolescente senza alcuna discriminazione, indipendentemente dalla razza, dal colore, dal sesso, dalla lingua, dalla religione, dalle opinioni politiche o di altro genere, dall'origine nazionale, etnica o sociale, dallo stato patrimoniale, dalla presenza di particolari disabilità o vulnerabilità, dalla nascita o da altre condizioni del minorenne stesso o dei suoi genitori o dei tutori legali. È responsabilità degli Stati prendersi cura del benessere dei minorenni e proteggerli, essendo guidati in tutte le loro azioni dai loro più alti interessi (Art. 3). Il diritto alla vita, così come le possibilità di sopravvivenza e di sviluppo, sono fondamentali per la Convenzione (Art. 6), così come il diritto di bambine, bambini i e adolescenti ad esprimere liberamente il proprio punto di vista su tutte le questioni che li riguardano e alle quali si deve dare importanza, in funzione dell'età e della maturità della persona di minore età (Art. 12). Una priorità della Convenzione è la protezione delle persone minorenni da ogni forma di violenza fisica o mentale, aggressione o abuso, abbandono o negligenza, abuso o sfruttamento, compresi i reati sessuali, mentre questi sono affidati ai loro genitori o a uno di loro, al loro tutore legale o a qualsiasi altra persona responsabile per la loro tutela (Art. 19). Il diritto all'istruzione è considerato non solo per quanto riguarda la sua l'accessibilità, disponibilità, completezza, l'eliminazione dell'ignoranza e dell'analfabetismo, ma anche nell'accesso facilitato alle conoscenze scientifiche e tecniche e ai moderni metodi di insegnamento.

Convenzione sull’eliminazione di ogni forma di discriminazione nei confronti delle donne (CEDAW)

A partire dalla Carta delle Nazioni Unite e dal riferimento ai diritti umani fondamentali, alla dignità e al valore della persona umana e all'uguaglianza tra uomini e donne, la CEDAW fornisce una serie di linee guida volte a modificare i modelli sociali e culturali di comportamento degli uomini e delle donne al fine di raggiungere lo sradicamento dei pregiudizi e l'eliminazione dei costumi che si basano sull'idea dell'inferiorità o della superiorità di uno dei sessi o sulla stereotipizzazione del ruolo di uomini e donne (articolo 5 a). Un'attenzione particolare è rivolta anche all'educazione familiare, che comprende una corretta comprensione della maternità come funzione sociale e il riconoscimento della responsabilità comune di entrambi i genitori nell'educazione e nello sviluppo dei loro figli, a condizione che in tutti i casi sia  predominante il superiore interesse  dei minorenni (art. 5 b). Il documento sottolinea l'impegno degli Stati ad eliminare la discriminazione nei confronti delle donne in diversi settori chiave:

 La partecipazione alla vita politica e pubblica del Paese - il diritto di voto, di essere elette in organismi pubblici, di ricoprire cariche pubbliche, di partecipare al processo decisionale (articolo 7).
 L’accesso a programmi di formazione di qualità in tutte le fasi dell'istruzione, l’opportunità di orientamento gratuito nella scelta di una professione o di una specialità, la parità di diritti a ricevere borse di studio e fondi per l'istruzione, nonché misure speciali per limitare il numero di ragazze che abbandonano la scuola (art. 10).
 L’impiego attraverso pari opportunità di lavoro, libera scelta della professione e possibilità di avanzamento di carriera, diritto alla parità di retribuzione a parità di lavoro (art. 11).
 L’accesso alle cure mediche (art. 12), il diritto agli assegni familiari e al credito economico, nonché alla partecipazione alla vita culturale (art. 13).
 La parità di diritti nell'ambito del rapporto coniugale, compresa la libera scelta del partner, la parità di diritti e di doveri in qualità di genitori, la possibilità di coniugare gli impegni familiari con l'istruzione e la realizzazione personale, la parità tra i partner rispetto alla proprietà, l'acquisizione, la gestione, l'uso e l'alienazione dei beni (art. 16).

Comitato per l’eliminazione della discriminazione contro le donne (CEDAW), che monitora l’implementazione della Convenzione

Il Comitato per l'eliminazione della discriminazione contro le donne (CEDAW) è l'organo di esperti ed esperte indipendenti che monitora l'attuazione della Convenzione sull'eliminazione di ogni forma di discriminazione nei confronti delle donne. Il Comitato CEDAW è composto da 23 persone esperte di diritti delle donne provenienti da tutto il mondo.

Esiste un Protocollo Opzionale alla Convenzione sull’eliminazione di ogni forma di discriminazione nei confronti delle donne, che include:

•  Procedura di comunicazione - consente a individui e gruppi di donne di presentare un reclamo al Comitato per l'eliminazione della discriminazione contro le donne per violazioni della Convenzione.
•   Procedura di indagine - consente al Comitato di condurre indagini su gravi e sistematiche violazioni dei diritti delle donne.

Raccomandazione generale n. 36 (2017/UN CEDAW) del Comitato CEDAW sul diritto all’istruzione di bambine e donne
Commento a cura di Mrs Genoveva Tisheva, esperta CEDAW

Il diritto all'istruzione e all'uguaglianza nell'istruzione è parte integrante dei diritti delle donne. Il rappresentante speciale delle Nazioni Unite sul diritto all'istruzione ha dichiarato che "... il diritto all'istruzione per le donne e le bambine ... è essenziale per eliminare tutte le forme di discriminazione di cui le donne e le bambine soffrono". Pertanto, questo diritto può essere definito un diritto "protettivo", che rientra nella categoria dei diritti sociali, economici e culturali ed è incluso in molti documenti internazionali. Esso racchiude molti altri diritti, come il diritto di ricevere o di avere accesso all'istruzione; il diritto di scelta del tipo di istruzione e il diritto all'uguaglianza nell'istruzione. In breve, l'istruzione deve essere disponibile, accessibile, abbordabile. Il diritto a non essere discriminati nell'istruzione è un diritto specifico. A differenza della violenza di genere contro le donne o del cambiamento climatico e della riduzione dell'impatto dei disastri naturali, che non sono esplicitamente regolati dalla Convenzione sull'eliminazione di tutte le forme di discriminazione contro le donne (CEDAW), ma che sono identificati dalla CEDAW come rientranti nell'ambito della Convenzione (il diritto alla libertà dalla discriminazione, il diritto alla salute, il diritto delle donne nelle aree rurali), l'articolo 10 della Convenzione obbliga esplicitamente gli Stati ad adottare misure appropriate per eliminare la discriminazione nell'istruzione tra donne e uomini e tra ragazze e ragazzi. L'articolo 10 regola in dettaglio quanto segue:

"Gli Stati parte adottano tutte le misure appropriate per eliminare la discriminazione nei confronti delle donne al fine di garantire loro la parità di diritti con gli uomini nel campo dell'istruzione e in particolare per assicurare, su una base di parità tra uomini e donne:

(a) le stesse condizioni per la carriera e l'orientamento professionale, per l'accesso agli studi e per il conseguimento dei diplomi negli istituti d'istruzione di tutte le categorie, sia nelle zone rurali che in quelle urbane; tale uguaglianza è garantita nell'istruzione prescolastica, generale, tecnica, professionale e tecnica superiore, nonché in tutti i tipi di formazione professionale;
(b) l'accesso agli stessi programmi di studio, agli stessi esami, al personale docente con qualifiche dello stesso livello e a locali e attrezzature scolastiche della stessa qualità;
(c) l'eliminazione di qualsiasi concetto stereotipato sui ruoli di uomini e donne a tutti i livelli e in tutte le forme di istruzione, incoraggiando la co-educazione e altri tipi di istruzione che contribuiscano al raggiungimento di questo obiettivo e, in particolare, attraverso la revisione dei libri di testo e dei programmi scolastici e l'adattamento dei metodi di insegnamento;
(d) le stesse opportunità di beneficiare di borse di studio e altri fondi;
(e) le stesse opportunità di accesso ai programmi di formazione continua, compresi i programmi di alfabetizzazione funzionale e per adulti, in particolare quelli volti a ridurre, il prima possibile, il divario educativo esistente tra uomini e donne;
(f) la riduzione dei tassi di abbandono scolastico delle studentesse e l'organizzazione di programmi per le ragazze e le donne che hanno abbandonato prematuramente la scuola;
(g) le stesse opportunità di partecipare attivamente allo sport e all'educazione fisica."

Il 16 novembre 2017, il Comitato CEDAW ha finalizzato e pubblicato la Raccomandazione Generale № 36 sul diritto all’istruzione di bambine e donne. Essa inizia con una forte enfasi sull'istruzione e sul suo "ruolo fondamentale di trasformazione e di responsabilizzazione nella promozione dei valori dei diritti umani ed è riconosciuta come la via per l'uguaglianza di genere e l'empowerment delle donne".

Sulla base delle statistiche sugli abbandoni scolastici e dei dati relativi all'alfabetizzazione, il Comitato rileva che le bambine e le donne sono inizialmente discriminate in modo sproporzionato in termini di accesso, opportunità di regolare frequenza scolastica, trattamento, risultati scolastici e opportunità di carriera. Il Comitato collega la raccomandazione all'obiettivo 4 degli Obiettivi di sviluppo sostenibile, che cerca di "garantire un'istruzione inclusiva e di pari qualità e promuovere le opportunità di apprendimento permanente".

La raccomandazione generale № 36 si focalizza su 3 argomenti principali:

•  accesso all'istruzione;
•  parità di trattamento e di opportunità nell'istruzione;
•  il fatto che l'istruzione influisca sui diritti come il diritto all'uguaglianza di genere al di fuori della sfera educativa, sottolineando che ancora oggi, a parità o addirittura in presenza di titoli di istruzione inferiori, gli uomini ricoprono posizioni lavorative migliori.

Ecco alcune delle principali raccomandazioni relative agli obblighi dello Stato ai sensi dell'Art. 10 della Convenzione delineate in questo documento:

  fornire un'istruzione universale, gratuita e obbligatoria fino al livello dell'istruzione secondaria per tutti ed eliminare la distribuzione squilibrata dei fondi di bilancio per l'istruzione di gruppi vulnerabili ed emarginati delle bambine;
  integrare un'educazione sui diritti umani delle donne e la Convenzione CEDAW nei programmi scolastici a tutti i livelli che sia adeguata all'età;
  intraprendere emendamenti costituzionali e/o altre azioni legislative appropriate ad assicurare la protezione e l'applicazione dei diritti delle bambine e delle donne per, all'interno e attraverso l'istruzione; 
  eliminare gli stereotipi di genere sviluppando e attuando politiche e programmi per la parità di genere a tutti i livelli;
  incoraggiare i media a promuovere immagini positive e non sessualizzate delle donne, con particolare attenzione a particolari situazioni di vulnerabilità quali l’appartenenza a minoranze etniche, la presenza di disabiltà o l’età avanzata.

Dichiarazione e Piattaforma di Azione di Pechino    

Questo documento del 1995 è considerato il più completo quadro politico globale e piano d'azione per l'emancipazione femminile e l'uguaglianza di genere al mondo. La Piattaforma d'azione copre 12 aree prioritarie, per ciascuna delle quali sono stati identificati obiettivi strategici, nonché azioni che devono essere intraprese dai governi e da altri soggetti interessati a livello nazionale, regionale e internazionale. Le aree strategiche in cui vi sono questioni critiche per il progresso e lo sviluppo delle donne sono:

1. Donne e povertà (esclusione sociale) - L'obiettivo strategico in questo settore è quello di creare politiche e strategie specifiche sensibili al genere, che tengano conto delle esigenze e dei vincoli delle donne che vivono in condizioni di povertà ed esclusione sociale.
2. Donne e istruzione - Superare l'analfabetismo tra le donne e garantire la parità di accesso all'istruzione. Creare le condizioni per l'apprendimento permanente di bambine e donne.
3. Donne e salute - Migliorare l'accesso ad una salute adeguata, accessibile e di qualità per tutta la vita. Rafforzare i programmi di prevenzione sanitaria delle donne.
4. Violenza contro le donne - Adottare misure globali per combattere la violenza contro le donne. Lotta alla tratta delle donne e sostegno alle vittime della prostituzione e della violenza della tratta.
5. Donne e conflitti armati - Protezione delle donne che vivono in conflitti armati o in altri conflitti o sotto occupazione straniera. Limitazione delle violazioni dei diritti umani in situazioni di conflitto. Fornire protezione, sostegno e formazione alle donne rifugiate.
6. Donne ed economia - Promuovere l'indipendenza economica delle donne, compreso il loro accesso all'occupazione, a condizioni di lavoro adeguate e al controllo delle risorse economiche. Fornire formazione, informazione e accesso al mercato alle donne a basso reddito. Eliminazione della segregazione del lavoro e di tutte le forme di discriminazione nel lavoro.
7. Donne al potere e nel processo decisionale - Garantire la parità di accesso e la piena partecipazione delle donne alle strutture di potere e al processo decisionale.
8. Meccanismi istituzionali per il progresso delle donne - Integrazione della dimensione di genere nella legislazione, nelle politiche governative, nei programmi e nei progetti.
9. Diritti umani delle donne - Garantire l'uguaglianza e la protezione contro la discriminazione nella legge e nella pratica.
10. Stereotipizzazione delle donne e disuguaglianza nel loro accesso ai sistemi di comunicazione in particolare ai media - Aumentare le opportunità di partecipazione ed espressione delle donne nello spazio pubblico e il loro accesso ai processi decisionali nei media e nelle nuove tecnologie di comunicazione.  Assicurare un'immagine equilibrata e non stereotipata delle donne nei media.
11. Donne e ambiente - Coinvolgimento attivo delle donne a tutti i livelli nei processi decisionali in materia ambientale. Integrare le questioni di genere e le prospettive di genere nelle politiche e nei programmi di sviluppo sostenibile.
12. Bambine e ragazze - Eliminare ogni forma di discriminazione, violenza e sfruttamento contro bambine e ragazze. Aumentare la loro partecipazione alla vita sociale, economica e politica. Aumentare il ruolo della famiglia nel miglioramento della situazione delle bambine.

Politiche europee per la promozione dell’uguaglianza di genere

Negli ultimi decenni l'Unione europea ha compiuto notevoli progressi nel campo dell’uguaglianza di genere. Questo è il risultato di:

•  legislazione sulla parità di trattamento;
•  integrazione del principio della parità di genere in tutte le altre politiche;
•  misure specifiche per la promozione dei diritti delle donne.

La parità tra donne e uomini è uno dei valori fondamentali enunciati nell'Art. 8 del Trattato sul funzionamento dell'Unione Europea.

La garanzia della parità tra donne e uomini in tutti i settori, compresi l'occupazione, il lavoro e la retribuzione, è anch'essa disciplinata dall'art. 23 della Carta dei Diritti Fondamentali dell'Unione Europea. Nello stesso documento, l'articolo 21 recita: "È vietata qualsiasi forma di discriminazione fondata in particolare sul sesso, la razza, il colore della pelle, l'origine etnica o sociale, le caratteristiche genetiche, la lingua, la religione o le convinzioni personali, le opinioni politiche o di qualsiasi altra natura, l'appartenenza a una minoranza nazionale, lo stato patrimoniale, la nascita, la disabilità, l'età o l'orientamento sessuale".

Dato il suo ruolo guida nella protezione dei diritti umani, il Consiglio d'Europa ha adottato la Convenzione sulla prevenzione e la lotta contro la violenza nei confronti delle donne e la violenza domestica (“Convenzione di Istanbul"). Questa è considerata lo strumento giuridico internazionale più completo per prevenire e combattere la violenza contro le donne e la violenza domestica quali violazioni dei diritti umani. Essa rileva che "la violenza contro le donne è una manifestazione di rapporti di potere storicamente ineguali tra donne e uomini, che hanno portato al dominio e alla discriminazione delle donne da parte degli uomini e alla prevenzione del pieno avanzamento delle donne" e sottolinea la natura strutturale della violenza contro le donne quale violenza di genere, che costringe le donne ad essere subordinate agli uomini.

Gli scopi di questa Convenzione sono:

a) proteggere le donne da ogni forma di violenza e prevenire, perseguire ed eliminare la violenza contro le donne e la violenza domestica;
b) contribuire all'eliminazione di tutte le forme di discriminazione contro le donne e promuovere l'uguaglianza sostanziale tra donne e uomini, anche attraverso l'empowerment delle donne;
c) elaborare un quadro globale, politiche e misure per la protezione e l'assistenza a tutte le vittime della violenza contro le donne e della violenza domestica;
d) promuovere la cooperazione internazionale al fine di eliminare la violenza contro le donne e la violenza domestica;
e) fornire sostegno e assistenza alle organizzazioni e alle forze dell'ordine per cooperare efficacemente al fine di adottare un approccio integrato per eliminare la violenza contro le donne e la violenza domestica..

La Convenzione di Istanbul richiede agli Stati che l'hanno ratificata di adottare una serie completa di misure per combattere tutte le forme di violenza contro le donne e la violenza domestica. Qualsiasi disposizione della Convenzione ha lo scopo di prevenire il verificarsi di violenza, di assistere le vittime e di assicurare che i colpevoli siano consegnati alla giustizia. La Convenzione richiede di perseguire e sanzionare varie forme di violenza contro le donne, come la violenza domestica, le molestie, le molestie sessuali e la violenza psicologica. 

La Convenzione stabilisce chiaramente che la violenza contro le donne e la violenza domestica non possono essere considerate questioni private e che gli Stati hanno il dovere di prevenire la violenza, proteggere le vittime e punire i colpevoli attraverso l'adozione e l'attuazione di politiche globali e integrate. Oltre agli obblighi legali, la Convenzione invia anche un importante messaggio politico alla società nel suo complesso ossia che la violenza contro le donne e la violenza domestica sono inaccettabili. La missione della Convenzione è quella di far luce sulla situazione reale di molte donne e ragazze vittime di violenza, di sensibilizzare l'opinione pubblica e di portare a un cambiamento nel modo di pensare a lungo termine.

La Convenzione pone l'obbligo di prevenire e combattere la violenza contro le donne nel quadro più ampio del raggiungimento della parità tra donne e uomini. In questo modo, i suoi autori fanno riferimento alle relazioni tra donne e uomini, ai loro ruoli e alle funzioni intrinseche della società, ed è per questo che ritengono importante proporre una definizione del termine “genere”. L'art. 3, lett. c), il genere è definito come "ruoli, comportamenti, attività̀ e attributi socialmente costruiti che una determinata società considera appropriati per donne e uomini".

Questo termine non intende sostituire la definizione biologica di "sesso" o i termini "donne" e "uomini", ma sottolineare fino a che punto le disuguaglianze, gli stereotipi e, di conseguenza, la violenza, non derivano da differenze biologiche ma siano invece costruzioni sociali, derivano cioè da atteggiamenti e percezioni di ciò che le donne e gli uomini devono e dovrebbero essere nella società.

La Convenzione contiene una serie di disposizioni che mettono in discussione la percezione dell'inferiorità delle donne nei confronti degli uomini e i ruoli e i comportamenti che le donne e gli uomini dovrebbero avere nella sfera privata e pubblica. In tal senso, la Convenzione:

  rifiuta di imprigionare donne e uomini in ruoli tradizionali, che ne limitano lo sviluppo personale, educativo e professionale e le opportunità di vita in generale;
  si oppone a giustificazioni e sostegni al patriarcato, ossia le storiche relazioni di potere degli uomini sulle donne e gli atteggiamenti sessisti che ostacolano il progresso dell'uguaglianza di genere;
  reitera il diritto delle donne a vivere una vita senza violenza.

Nel 2020 l'umanità ha affrontato una nuova crisi - la pandemia da COVID-19 - che ha portato nuove sfide nella protezione dei diritti dell’infanzia, soprattutto per quanto riguarda le bambine. L'epidemia di COVID-19 ha colpito profondamente l'ambiente in cui i bambini, le bambine e gli adolescenti crescono e si sviluppano e la loro vita  è cambiata radicalmente. Sono stati colpiti dalle conseguenze socio-economiche della crisi e, in alcuni casi, dalle misure restrittive mitigatrici introdotte, ed è ancora difficile valutarne gli effetti. 

Secondo le ultime analisi*, la crisi in corso potrebbe aumentare il numero di bambini e bambine che vivono in famiglie in situazione di povertà (fino a 117 milioni entro la fine del 2020). La perdita immediata di reddito spesso significa che le famiglie sono meno in grado di permettersi i beni di prima necessità come il cibo e l'abbigliamento, hanno un accesso limitato all'assistenza sanitaria e all'istruzione e sono maggiormente a rischio di violenza, sfruttamento e abuso. La crisi ha peggiorato l'accesso all'istruzione per bambine e bambini: le scuole sono state chiuse in 188 paesi, colpendo più di 1,6 miliardi di bambini e adolescenti. Non tutti i Paesi sono riusciti a introdurre l'apprendimento a distanza, e tra i Paesi a basso reddito la quota è solo del 30%. Mentre le prove disponibili suggeriscono che l'impatto diretto della COVID-19 sulla mortalità infantile e adolescenziale sia molto limitato, si stima che la sopravvivenza delle persone di minore età sarà permanentemente influenzata dagli effetti della pandemia. Secondo uno studio condotto in 118 paesi a basso e medio reddito, in soli sei mesi potrebbero verificarsi altri 1,2 milioni di decessi di bambini al di sotto dei cinque anni. Per quanto riguarda la violenza, una serie di fattori legati alle misure di esclusione sociale porteranno probabilmente a un aumento del rischio per bambine e bambini a causa delle crescenti tensioni familiari, dello stress, dell'insicurezza economica, della perdita del lavoro e dell'esclusione sociale, oltre ad aver maggiori probabilità di assistere a violenze domestiche.

Le bambine, soprattutto quelle provenienti da gruppi emarginati, risultano particolarmente colpite dagli effetti secondari della COVID-19**, a causa del rischio di diventare vittime di una doppia discriminazione basata sull'età e sul sesso. Le misure per limitare la diffusione della malattia hanno aggravato le disuguaglianze esistenti e aumentato l'abbandono scolastico delle ragazze perché hanno meno accesso rispetto ai ragazzi ai dispositivi tecnici e a internet, necessari per l'apprendimento a distanza. Il rischio è che la recessione economica, la disoccupazione e la chiusura delle scuole porti ad un aumento della violenza sessuale, lo sfruttamento, la tratta, il lavoro minorile e le pratiche dannose nelle comunità locali, come i matrimoni forzati, le gravidanze precoci e le mutilazioni genitali. Queste tendenze negative colpiranno soprattutto bambine e ragazze. Questo gruppo è maggiormente dipendente dai servizi medici, dai programmi di salute sessuale e riproduttiva, dai servizi sociali, dalle agenzie di collocamento. Il difficile accesso a questi sistemi di sostegno durante la pandemia ha aumentato significativamente il rischio per la vita e la salute di bambine e ragazze.

* https://data.unicef.org/topic/covid-19-and-children/
https://data.unicef.org/resources/children-in-monetary-poor-households-and-covid-19/          

**Plan International / John von Ahlen „COVID-19 The impact on girls”

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